Riflessioni sugli incendi di Pagaria
Sui social , in questi giorni, si dibatte animatamente sugli incendi che stanno imperversando nell’isola e , in particolare, gli ennesi, qualcuno in maniera catastrofista, qualcuno più morigerato, stanno esprimendo la propria opinione. C’è chi parla di dolosità come valore, anzi sub valore assoluto, al punto di vedere fiammiferai dappertutto, c’è chi afferma che gli incendi avvengano per una sorta di ineluttabilità, forse dovuta al caldo torrido che, a loro dire, potrebbe favorire fenomeni di autocombustione. Crediamo che entrambe le anzidette campane abbiano ragione, così come non escludiamo che, vi sia, nell’ordire gli incendi, una regia. Potrebbe essere probabile che vi sia anche un coinvolgimento della criminalità organizzata, una lobby, che trarrebbe profitti dagli incendi e quindi sortirebbe beneficio da essi? Onestamente non lo sappiamo e lasciamo agli edotti che con “scienza e coscienza” esternano, talvolta, saccenti opinioni se non addirittura, pronunciano, sentenze, sostituendosi al tribunale divino e a quello umano. Scherzosamente, ed esasperando a bella posta, chi scrive, sarcasticamente, ha scritto sul social: “Ma perché non mettono Facebook a pagamento, cosicché tanti imbecilli, ( Umberto Eco docet) , magari vadano a sparare a zero altrove?”. La verità, asseriamo timidamente e senza alcuna presunzione o pretesa, non è corollario o scaturigine dalla “divina sapienza ” di coloro i quali tutto sanno e tutto possono. Ma a questo punto, ci chiediamo: anziché fare a gara a chi le spara più grosse su ogni argomento del sapere umano, ci ponessimo, con umiltà ad ascoltare chi è titolato a parlare di piromani, di presunta contiguità con la criminalità organizzata, di colletti bianchi, diramazione di accordi con il capomafia, Messina Denaro, ovvero i magistrati, i professori universitari edotti sulla branca, gli ingegneri dei Vigili del fuoco e chi altro demandato al ruolo di addetto ai lavori? No, dobbiamo dire tutti la nostra, perché stiamo diventando onniscienti, scienziati senza alcun titolo, della macchia mediterranea, del buco di ozono, della centrale nucleare che non abbiamo. Delle cose di cui dobbiamo o dovremmo parlare, non parliamo. Un dato, però, registriamo: il silenzio, il volere tacere dei politici di ogni ordine e grado. Il vero problema è dato dal fatto che i “tempi” della Terra sono cambiati.. Se qualcuno dovesse ammettere di non possedere il necessario bagaglio culturale per affrontare e , non risolvere, sarebbe pretendere troppo, ma almeno cercare di farlo e poter dire: “abbiamo fallito “. Ma l’onestà intellettuale potrebbe costare cara. Meglio nascondersi dietro al latino “panem et circenses”.
Mario Antonio Pagaria