Depositate le motivazioni della sentenza che ha condannato a 4 anni e sei mesi il sacerdote Giuseppe Rugolo per violenza sessuale aggravata a danno di minori. Il deposito delle motivazioni, previste per il 5 giugno, arrivano dopo 137 giorni ma confermano tutto l’impianto accusatorio che la Procura di Enna ha sostenuto contro Rugolo. 222 pagine dalle quali emerge con chiarezza che la vittima che ha denunciato, il giovane archeologo, Antonio Messina “ha mostrato particolare lucidità, coerenza e logicità , offrendo un’articolata ed originale narrazione in termini congrui rispetto ai fattori spazio- temporali in cui i fatti denunciati vanno necessariamente collocati” . Dunque la vittima è stata ritenuta credibile come anche gli altri giovani, per i quali il Tribunale ha accertato la violenza sessuale mentre ancora erano minorenni. Secondo il collegio giudicante , presidente Francesco Paolo Pitarresi e giudici Elisa D’Aveni e Maria Rosaria Santoni, quest’ultimo giudice estensore, il vescovo di Piazza Armerina avrebbe facilitato, con il suo comportamento, gli abusi perpetrati dal sacerdote “ La Curia , nella persona del vescovo Rosario Gisana , ometteva con ogni evidenza qualsivoglia , seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori – scrivono nelle motivazioni – nonostante la titolarità di puntuali poteri/ doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione”. E aggiungono, nero su bianco che “ la condotta coscientemente colposa da parte del vescovo Rosario Gisana rendono legittima la condanna al risarcimento del danno della Curia nella sua qualità di responsabile civile per i pregiudizi cagionati da padre Rugolo”. I giuici parlano di corresponsabilità della curia nella persona del vescovo “ il quale – scrivono – aveva evidentemente autorizzato padre Rugolo come figura di riferimento dell’associazione 360 da lui fondata ad operare all’interno della chiesa Madre consentendogli in tal modo con la piena compiacenza della diocesi di creare occasioni di incontro e frequentazioni con i giovani adolescenti”. Le parti ora hanno 45 giorni per proporre un eventuale appello , fermo restando la sospensione estiva degli uffici giudiziari.
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