Attualità

Perché è così difficile imparare?

I Disturbi Specifici di Apprendimento

Perché è così difficile apprendere? Perché studiare è per molti bambini e ragazzi così faticoso? Alunni e famiglie si pongono spesso questo interrogativo soprattutto quando si trovano di fronte a insuccessi in compiti scolastici ritenuti semplicissimi.

In genere, il percorso scolastico è un momento molto importante. Esso è costellato da numerose opportunità di socializzazione e di apprendimento, che si traducono nella massima soddisfazione dei bisogni di conoscenza.

Se per la maggior parte di loro è un evento desiderato, per tanti altri può risultare invece più impegnativo. Ciò genera ansia e preoccupazione.

Stiamo parlando di quegli alunni che si trovano spesso di fronte a difficoltà che rallentano o che rendono problematica l’acquisizione di abilità scolastiche, come ad esempio la lettura, la scrittura, il calcolo, la soluzione di problemi o la comprensione di concetti (Medeghini, 2005).

Queste difficoltà rientrano nel normale processo di apprendimento se sono caratterizzate da “temporaneità”, cioè se sono presenti per un breve periodo configurabile soprattutto nella fase iniziale dell’apprendimento, da normali variazioni di rendimento nel corso della vita scolastica.

Accanto a queste difficoltà ne esistono altre che coinvolgono alunni senza deficit cognitivi, neurologici e relazionali e che non hanno il carattere della temporaneità né quello della stabilizzazione. Infatti, si presentano persistenti e in grado di impedire la normale acquisizione di alcune abilità soprattutto nell’ambito degli automatismi di lettura, scrittura e calcolo. Sono definiti con l’acronimo DSA, disturbi specifici di apprendimento, e riguardano le capacità di leggere, scrivere e calcolare.

Dati statistici sui DSA

Secondo i dati statistici del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, relativi all’anno scolastico 2016-2017, pubblicato ad aprile 2018, nel nostro Paese tre alunni su cento hanno dei disturbi specifici dell’apprendimento DSA. Si tratta complessivamente di 254.614 alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado. Un numero sempre crescente. La loro presenza si è incrementata dal 2,5 al 2,9%. Nella scuola secondaria di primo grado si registra un picco del 5,4%.  Nella secondaria di secondo grado si ha il 4,03% e nella primaria l’1,95% . Il disturbo mediamente più diffuso è la dislessia (42,5%), a seguire la disortografia (20,8%), la discalculia (19,3%) e la disgrafia (17,4%).

L’esperienza scolastica diventa faticosa e frustrante, con notevoli ripercussioni sulla gestione familiare in termini di impegno e di disagi sul piano emotivo. Ciò incide negativamente sulla motivazione, sull’autostima, sull’immagine di sé e sul benessere generale.  Si potrebbero addirittura  innescare meccanismi di fuga da tutto quello che ha a che fare con la scuola. I sentimenti più comuni sono legati alla paura di non riuscire come i propri compagni e di essere quindi considerati non all’altezza delle aspettative di genitori e insegnanti.

Pertanto, conoscere, comprendere e gestire tali difficoltà è un obiettivo prioritario per la scuola.

Gervasi Concetta

 

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