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“Non è vero ma ci credo”. La commedia di Peppino De Filippo in scena al Teatro Garibaldi

Sul palco la Compagnia leonfortese “Il Canovaccio” per il nuovo appuntamento della rassegna “Voci di Sicilia”

Dopo il sold out dello spettacolo del duo Toti e Totino, domenica (con inizio alle 18,30) arriva un nuovo appuntamento con l’ottava edizione di “Voci di Sicilia”, la rassegna teatrale organizzata dalla Cooperativa Olimpo con il patrocinio del Comune di Enna.

In scena la Nuova Compagnia Teatrale “Il Canovaccio” di Leonforte che porterà sul palco del Teatro Garibaldi di Enna la commedia brillante di Peppino De Filippo “Non è vero ma ci credo”, adattamento e regia di Sandro Rossino. Interpreti Angelo Parano, Loredana Lo Pumo, Silvia Barbera, Andrea e Paolo Favazza, Fabio La Magna, Angelo Leonardi, Sonia Inveninato, Enza Barbera e lo stesso Sandro Rossino, tecnico audio-luci Francesco Sanfilippo.

Un intramontabile successo della comicità italiana, vestito con un linguaggio moderno ed immediato, arricchito da gag esilaranti e citazioni che riportano il pubblico ad un atmosfera fresca e familiare.

Sinossi dello spettacolo. Il commendatore Gervasio Savastano è tormentato dalla superstizione, i suoi affari non vanno bene e lui ritiene che la colpa sia di un suo impiegato, Belisario Malvurio, cui attribuisce un influsso malefico. Anche in famiglia ci sono problemi: sua figlia Rosina si è innamorata di un giovane che il commendatore ritiene non all’altezza della ragazza.

All’improvviso, però, la fortuna sembra ricordarsi del commendatore Savastano: in azienda arriva un giovane, Alberto Sammaria, gobbo, e con il suo arrivo gli affari cominciano di colpo ad andar bene. Anche la figlia del commendatore sembra aver ritrovato la serenità, il giovane di cui era perdutamente innamorata è diventato un lontano ricordo. Tutto sembra filare liscio, ma il diavolo ci mette lo zampino: Alberto Sammaria confessa al commendatore di essersi innamorato di Rosina e, per questo motivo, è costretto a dare le dimissioni.

Il commendatore è disperato, ma troverà una soluzione: convincerà sua figlia a sposare Sammaria. Dopo un’iniziale resistenza, la ragazza si convince, ma un incubo sconvolge i sogni del commendatore: che i suoi nipotini ereditino il difetto fisico di Sammaria. Il matrimonio si celebra, ma il commendatore non riesce ad allontanare i suoi timori e comunica ai ragazzi la sua intenzione di invalidare le nozze. Ma a questo punto scoprirà di essere stato raggirato: Sammaria non è altri che il giovane di cui Rosina era sempre stata innamorata e la gobba era solo un artificio per consentirgli di entrare nelle grazie del futuro suocero. Alla fine il commendatore cede all’amore dei due giovani.

Numerosi i caratteri che si alternano nella scena e che, con un ritmo serrato ed incalzante, prendono per mano lo spettatore conducendolo fino alla fine della storia, dove regna sovrano il lieto fine.

 

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