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Nello Musumeci celebra Napoleone Colajanni

La Regione celebra il deputato ennese Napoleone Colajanni nel centenario della morte. Il presidente Nello Musumeci, in una recente riunione di giunta di governo, ha proposto e fatto approvare la deliberazione n. 315 avente ad oggetto la “Istituzione del Comitato per la celebrazione del centenario della morte di Napoleone Colajanni (1921-2021)”. La decisione del governatore siciliano è stata presa d’intesa con l’assessore regionale per i Beni culturali e l’identità siciliana Alberto Samonà. Il vertice di palazzo d’Orleans ha dato quindi mandato al Dipartimento regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana di organizzare gli appuntamenti rievocativi in collaborazione con il Dipartimento regionale dell’istruzione, dell’università e del diritto allo studio. A questo proposito con la stessa deliberazione Musumeci ha dato mandato di istituire entro il 20 dicembre di quest’anno un Comitato organizzatore che dovrà definire il programma delle iniziative culturali/celebrative. E’ previsto il coinvolgimento del Comune di Enna, dei quattro atenei siciliani e dell’Università di Napoli, dove Napoleone Colajanni si è laureato e dove, per tanto tempo, ha pure insegnato. Nello Musumeci, nell’organizzare la celebrazione, ha inviato una richiesta di alto patrocinio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Colajanni, garibaldino e mazziniano convinto, nacque a Castrogiovanni, oggi Enna, il 28 aprile 1847 e morì, nella città d’origine, il 2 settembre del 1921. Di certo è stato uno dei parlamentari siciliani tra i più rappresentativi. La prima volta fu eletto nel 1890 e continuò a sedere fra gli scranni del parlamento per ben dieci legislature. Rappresentante della sinistra non ha mai voluto ricoprire incarichi di governo anche se per ben due volte gli venne proposta la nomina di ministro. Riteneva più producente, per la sua terra, proporre e poter controllare l’attività svolta dal governo ed eventualmente denunciarne le malefatte. Come fece con lo scandalo della Banca Romana o con le feroci accuse che non tardò a recapitare all’allora presidente del consiglio dei ministri Francesco Crispi per la sanguinosa repressione attuata contro i Fasci siciliani. Il suo impegno parlamentare al servizio della Sicilia e dell’Italia fu riconosciuto dall’intera nazione. Tanto è vero che per un momento Colajanni decise di lasciare l’attività parlamentare; non aveva più la capacità economica per sostenere la sua presenza a Roma. In quegli anni i parlamentari non godevano di indennità o vitalizi. Non appena nella capitale si apprese delle dimissioni il Corriere Piemontese, oggi la Stampa di Torino, organizzò una colletta fra i lettori per aiutare il deputato ennese. Una seconda volta scese in campo l’elettorato del suo territorio. “U dutturi”, come lo chiamavano a Castrogiovanni, era deciso a non ricandidarsi per le scarse finanze di cui disponeva. I suoi concittadini prima lo convinsero a scendere in campo e poi gli misero a disposizione un sostegno economico. Napoleone Colajanni fu saggista e docente universitario ma anche e soprattutto giornalista. Non perdeva l’occasione di sottolinearlo con orgoglio nei suoi scritti ribadendo che per anni era stato proprio “il mestiere” a garantirgli la possibilità di continuare una esistenza decente.

Paolo Di Marco

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