L’estate delle radici e dei cambiamenti, L’estate dell’innocenza
Capita alle volte di giungere all’ultima pagina di un libro con l’attesa succeda qualcosa che non accade o meglio non sembra accadere. Una continua attesa che potrebbe far esclamare al lettore meno avveduto ‘ Qui non vi è trama’ ! Ma oltre alla trama dei fatti vi è poi quella più intima e sottile, la trama dei sentimenti e delle emozioni e quella, si sa, mostra per sua natura intrinseca discontinuità. E questo accadere interiore in un apparente non accadere è quello del nuovo romanzo della scrittrice spagnola Clara Sánchez, L’estate dell’ Innocenza ( Garzanti, 2019).
Uno scorrevole affresco romanzato entro cui si intravede una sorta di romanzo di formazione la cui protagonista è la piccola Beatrice, destinata a diventare una scrittrice. Beatrice comprende proprio quell’estate di volerlo essere e così facendo si nutre del mondo familiare circostante, soprattutto dei sentimenti, delle frustrazioni e delle ansie di chi la circonda. La zia Olga, così misteriosa e sofisticatamente attraente finisce quasi per sedurre lo stesso lettore. Lo zio Albert che per la prima volta le rivela la grande verità celata come un dogma dietro un sorriso sempre presente sulle labbra;
« Quell’estate ebbi per me sola la frase pronunciata da Albert sulla scogliera, che più o meno diceva che la vita non è mai come la vogliamo. Una definizione chiara di una vita confusa, in ogni istante più confusa, perché gli altri non erano più soltanto fuori da me come gli ombrelloni, la scogliera e il palazzo arenato, ma anche dentro, come il cuore, le vene e il grasso. ».
Soprattutto il lettore potrà nutrirsi dell’amore che la piccola Beatrice – destinata a crescere proprio nell’estate dei suoi dieci anni che è poi l’estate che dà il titolo al libro – prova per la madre. Donna fragile, portata ad essere figlia e destinata a essere madre. Una donna fragile che non sfugge alle responsabilità senza però riuscire a celare la sua sofferenza davanti ai figli, supplendo l’assenza di gioia e allegria con fiori veri e finti con i quali riempie la casa dove pesa la mancanza dell’assente per eccellenza, il padre.
L’estate dell’ innocenza è quindi quasi un libro-dipinto che parla di famiglia e quindi di radici. Al centro della narrazione, quasi un flusso discontinuo di ricordi, vi saranno i rapporti e i vincoli che collegano fra loro i membri della famiglia di Beatrice attraverso il filtro dello sguardo innocente, ma disincantato di una bambina che si prepara a una vita altra rispetto all’infanzia percependo attraverso i grandi il delicato e fragile equilibrio delle relazioni umane.
L’estate dell’Innocenza, questo strano libro apparentemente senza trama, fornisce utili spunti di riflessione catalizzando l’attenzione di chi legge sui sottili meccanismi che influenzano l’infanzia e la giovinezza e segnano indelebilmente il percorso adulto e le direttive di vita di ognuno di noi.
Il libro è dunque un invito a conoscersi e a conoscere le altre persone guardando al passato, al mondo dei bambini – che come è ben evidenziato nel testo non sempre è magico, ma può anche essere crudelmente realistico. Del resto è proprio l’infanzia il periodo in cui si gettano le radici che nutriranno il nostro futuro.
Donata Ribulotta