LA FARINA DI INSETTI DELLA NOSTRA TERRA
“Tavissiru a manciari i griddra” Ti dovrebbero mangiare i grilli. Una maledizione bonaria che sentivo
e ricevevo spesso da bambino. A dirmelo, e anche spesso, era mia nonna. E questo era una certezza.
Non poteva essere una minaccia vera. Mi colpivano soltanto la fantasia spregiudicata e la
prospettiva incomprensibile. Il significato nascosto? Bah. Forse “ti sarebbe utile provare un fastidio
figurato, così non farai più quello che stai facendo di sbagliato, di fuori luogo.” Però, mi chiedevo,
i grilli avrebbero voluto farlo? E come avrebbero potuto ? L’assalto avrebbe dovuto essere di
migliaia di grilli, da non avere tempo e modo di scacciarli. Mi sarei preoccupato molto di più se
l’attacco fosse stato delle formiche. Dei grilli no. Era intuitivo, la bonarietà della maledizione
consisteva proprio nel suo essere irrealizzabile. Nessun rapporto noto di commestibilità tra un grillo
e un bambino. Era chiaro. E questo mi tranquillizzava e mi incuriosiva. E invece no. Se il grillo non
mangia l’uomo, l’uomo mangia il grillo. La sorpresa della farina di grillo, di grilli fritti a breve sulle
nostre tavole è un’altra crepa a poche certezze. Un contrappasso inimmaginabile, modulabile in
“tavissivu a manciari i griddra”. Ti dovresti mangiare i grilli, che perde i contorni di una maledizione,
per diventare un invito a pranzo. Chissà cosa mi direbbe oggi mia nonna.
Mario Rizzo