La chiesa del Kamuth
È un termine che si legge sempre più spesso. L’anastilòsi, la ricostruzione di magnificenze del passato con reperti originali. Se ne parla per un colossale telamone di Agrigento che tornerà verticale. Precedentemente, per rimanere in Sicilia, l’anastilosi ha riguardato I templi C ed E di Selinunte e il tempio dei Dioscuri della valle dei templi. A Enna sono passati più di cinque anni da un misfatto. Da quando, per una foga incontrollata, dopo il disastro del viale Caterina Savoca, si abbatté la chiesa del Kamuth, mortificando un pezzo di storia cittadina. Certo non un capolavoro artistico, ma un simbolo storico del periodo arabo a Enna. Lì, l’emiro Ibn Hamud, detto Kamuth, si convertì al Cristianesimo nel 1087. Secondo la leggenda popolare il battesimo dell’emiro avvenne proprio in questa chiesetta. Da lì, lungo le pendici nord di Enna, tra la chiesa del Kamuth e una torre di avvistamento che resiste, una volta c’era una trazzera che collegava la zona dell’attuale bivio della “casina bianca” con la Porta Palermo, nei pressi dell’attuale palazzo delle poste. Una possibile via alternativa di accesso alla città, che, recuperata, ne ripristinerebbe una intrigante via medioevale di accesso. Sarebbe un affascinante percorso di trekking urbano. Il recupero di un pezzo di città sepolto dalla vegetazione. Sperando che le indagini sul danneggiamento perpetrato, ancora in corso, siano alla fine e che permettano l’ anastilòsi non certamente impegnativa della chiesetta. Si pensa di rialzare altri templi di Selinunte, di ricostruire il colossale tempio di Giove nella valle dei templi. Interventi di grande impegno. A confronto, il recupero del piccolo monumento sarebbe un niente. Ma avrebbe un grande significato per la storia cittadina. Bisognerà pur riparare il danno arrecato al patrimonio simbolico della città.
- Mario Rizzo