Enna, solo strategie e niente progetti politici
Scrivo perchè mi piace raccontare. E raccontare di questa campagna elettorale che entra nel vivo con il caldi della torrida estate m’intriga sempre meno. La strategia è fondamentale in ogni battaglia ma quando si vogliono fare i miracoli bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo, darsi mete pazzesche, vivere nella pura visione e poi prendere la propria bandiera e lanciarsi avanti. Questi sono i percorsi belli, entusiasmanti che il più delle volte ti riservano sberle inenarrabili ma la visione è talmente temeraria, talmente affascinante che ne vale sempre la pena viverla fino in fondo anche quando la sfiori e metti in saccoccia la sconfitta più bruciante. Elettoralmente questa visione la realizzò Maurizio Dipietro con i suoi cinque anni fa. Diede il ben servito al Barone rosso, al senatore Mirello Crisafulli che dalla prima repubblica in poi aveva abituato tutti a vincere con il proporzionale, con il maggioritario ed anche con il ……sorteggio. Perse al ballottaggio. Di quelle ore però ricordo nitidamente la sua telefonata al neo sindaco Dipietro. Fu il primo, del suo schieramento, a riconoscere la sconfitta. Da quel momento tutta una serie di capricci, inciuci e inciucini, da ambo le parti, che hanno avvelenato i pozzi della consiliatura. Quella telefonata poteva e doveva essere l’inizio di un nuovo principio per Enna e invece non lo è stato. Un mio amico dice, e non sbaglia, che in città non c’è politica perchè prevale e vince la vendetta. Non c’è la visione perchè s’impone la malvagità, l’arretratezza culturale. Enna sembra una grande masseria d’altri tempi con alcuni che vorrebbero recitare da capi massari. Ai tanti, ai troppi basta invece crogiolarsi al sole del campiere. Non punto il dito contro uno schieramento o una parte politica. In tutti non vedo la visione, non posso raccontare il progetto, l’ardimento del percorso per dare alla città nuovo sviluppo, quello vero, quello che non ha mai avuto né conosciuto. La delusione è doppia perchè noto che il tempo della vendetta e del tirare al proprio mulino è ancora fortissimo. Un esempio calza a pennello. In questa settimana l’intero territorio provinciale è stato percorso da una notizia che avrebbe terremotato di felicità qualsiasi comunità, non Enna, non la dirigenza locale. L’università Kore, nata forse a dispetto degli ennesi, aprirà da ottobre i battenti alla quarta facoltà siciliana di Medicina e Chirurgia. A misura giornalistica dell’entusiasmo che la notizia ha provocato nella politica ennese sarebbero bastate 7 righe per una breve in un colonnino. Solo un comunicato stampa del Pd del mio amico Vittorio Di Gangi e poi basta. A chi davanti un caffè si riempie il petto di orgoglio facendo drizzare il pelo e parla di lavorare per lo sviluppo del territorio pongo una domanda, ma con che ca….o di leva vuole assicurare ricchezza alla città e alla provincia? Magari costituendo 14 cooperative di assistenza agli anziani, oppure imbevuti di solidarietà pura e dura realizzando accoglienze su accoglienze per extracomunitari? Credo che abbiamo lo strumento giusto su cui realizzare un sogno di sviluppo per i nostri figli e questo si chiama Università Kore, ma anche Facoltà di Medicina e Farmacia “Dunarea de Jos”. Se qulcuno ne ha un altro lo tiri fuori e al più presto. Enna deve diventare una città universitaria e tutta intera, questa è la vera, credibile scommessa di un territorio. Per chi non lo sapesse in Italia sono tante le città che vivono di università e cultura. Oggi mi sembra invece che l’ateneo venga inteso da qualcuno come un impedimento, da altri come un’arma di attacco. Se è così la speranza è poca. Ma sono ottimista perchè negli anni alla Kore è cresciuta una classe dirigente che lavora e sa lavorare estraniandosi dalle piccole beghe del territorio avvalendosi di un faro immenso che si chiama Cataldo Salerno. E’ lui la vera garanzia per l’ateneo per questo ha fatto bene a tirarsi fuori da una battaglia che avrebbe di certo immiserito anche ciò che è grande. La politica deve ripartire dalla normalità e poi dai progetti visionari. Messe da parte le strategie che scattano come velocisti ma che hanno fiato corto, il territorio attende le mosse di lungo respiro. Su questo l’elettore ennese ha il dovere di scegliere non sul passaggio di casacca o sulla strada più o meno pulita.
Paolo Di Marco