Enna, Ordine dei Medici: un ruolo cruciale nella prevenzione della violenza sessuale e dei maltrattamenti sui minori

Nel mese dedicato alla “Giornata internazionale dei diritti della donna”, l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Enna, sotto la guida del presidente Renato Mancuso, ha acceso i riflettori su uno dei crimini più ignobili contro i diritti umani: la violenza sessuale sulle donne e il maltrattamento sui minori.
Sabato 1 marzo, esperti del settore si sono confrontati su questo fenomeno complesso e multifattoriale, evidenziando il ruolo cruciale dei medici e degli operatori sanitari nell’individuazione e nella gestione dei casi di abuso. Durante il corso di aggiornamento, ideato dalla dottoressa Claudia Minacapelli Marotta, dirigente medico presso la Medicina Legale dell’Asp di Enna, è emerso con forza che il primo passo per fermare la violenza è riconoscerla. Un approccio corretto ed empatico da parte dei sanitari può aiutare le vittime a trovare il coraggio di denunciare e a intraprendere un percorso di rinascita.
“I fattori che influenzano la violenza di genere sono molteplici, da quelli sociali a quelli culturali e politici. Per contrastarla, serve un’azione su più fronti, a partire dalla prevenzione nelle scuole – ha dichiarato la dottoressa Carmela Murè, direttore del Dipartimento Dipendenze patologiche dell’Asp di Enna – Ogni donna deve sapere che nei Pronto Soccorso esistono percorsi dedicati, che esistono comunità protette in cui trovare rifugio e che può ricevere supporto psicologico e psichiatrico per superare la solitudine e la paura. Solo così potrà riscoprire la sua forza, affrontare il trauma e ricostruire con resilienza una nuova sé “.
I minori rappresentano una fascia sempre più vulnerabile, anche a causa dei social. “Non bisogna aver paura di segnalare un sospetto di abuso o maltrattamento nell’infanzia – ha sottolineato la dottoressa Anna Maria Russo, direttore dell’unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile dell’Asp. “Non spetta a chi segnala accertare il reato: questo è compito della magistratura. Tuttavia, una segnalazione tempestiva consente all’autorità giudiziaria di intervenire in difesa del minore”. Fondamentale, dunque, il ruolo di neuropsichiatri infantili, pediatri, insegnanti e genitori, chiamati a riconoscere i segnali di disagio.
Il fenomeno è stato analizzato anche da un punto di vista sociale e criminologico grazie alla relazione del professor Nicola Malizia, docente di Criminologia all’Università Kore e figura di riferimento nazionale sul tema che ha messo l’accento anche sulla violenza nei confronti dei minori disabili. Successivamente, si è passati all’approccio medico-legale, con l’intervento del dottor Salvatore Sirna, Direttore FF dell’unità operativa complessa di Medicina Fisica, Legale e Necroscopica dell’Asp di Enna. Sirna ha illustrato le linee guida nazionali per l’assistenza sanitaria alle vittime di violenza, contenute nel Dpcm del 24 novembre 2017. Tra gli strumenti a disposizione dei sanitari nei Pronto Soccorso, di grande utilità il “Brief Risk Assessment for the Emergency Department – DA5”, indicato dal Ministero della Salute per valutare il rischio di recidiva e letalità.
Un altro aspetto cruciale riguarda la visita ginecologica nelle donne vittime di violenza. Il professor Basilio Pecorino, direttore dell’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Umberto I di Enna e docente alla Kore, ha spiegato gli step necessari per la corretta descrizione delle lesioni e la raccolta dei materiali biologici, fondamentali per l’indagine forense. “Il ginecologo, in questi casi, deve richiedere tutte le consulenze necessarie per un accertamento interdisciplinare, così da fornire un referto medico chiaro e dettagliato”, ha sottolineato.
Un punto chiave della discussione è stata la conservazione delle prove. “Troppo spesso i procedimenti giudiziari vengono compromessi dalla mancanza di prove – ha affermato la dottoressa Minacapelli Marotta – Un’equipe multidisciplinare all’interno di ogni ospedale è essenziale per raccogliere e conservare le tracce biologiche sulle vittime e sugli abiti, elementi decisivi per avviare un processo. Senza prove, i colpevoli restano impuniti”. A dare ulteriori strumenti ai presenti, per meglio muoversi nel delicato contesto della violenza, il professore Massimiliano Esposito, associato di Medicina Legale presso l’Università Kore che ha illustrato metodologie e accertamenti medico legali da mettere in campo difronte a casi di abuso.
A chiudere il quadro, l’avvocato Maria Elena Argento, capo dell’unità operativa complessa Servizio Legale dell’Asp, ha ricordato che i medici hanno l’obbligo di redigere un referto o una denuncia nei casi di violenza sospetta o accertata. “L’omissione del referto costituisce una grave violazione e può avere conseguenze legali”.
“Il ruolo centrale dei medici nella prevenzione, nella diagnosi e nel supporto alle vittime di violenza è cruciale e multidimensionale. La violenza, sia essa fisica, psicologica o sessuale, ha ripercussioni significative sulla salute fisica e mentale delle vittime, rendendo essenziale un intervento tempestivo e qualificato da parte dei professionisti sanitari”, ha evidenziato Emanuele Cassarà, tesoriere dell’Ordine e direttore sanitario della Asp di Enna, in rappresentanza del presidente Mancuso.