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Enna e il verde pubblico: un patrimonio abbandonato tra emergenze e disinteresse

Negli ultimi dieci anni, la gestione del verde pubblico a Enna ha seguito una parabola discendente preoccupante. Oggi ci troviamo di fronte a una città sempre più spoglia, con alberi che crollano sotto la furia del maltempo, aiuole e spazi verdi abbandonati, frane che minacciano le strade e nessun vero piano di riforestazione. Non è il destino, non è la sfortuna: è una gestione miope e priva di una visione a lungo termine. Ad oggi, le operazioni di intervento sono state inevitabili e necessarie. Ma si poteva intervenire prima? E soprattutto, si poteva intervenire meglio? Se analizziamo i dati degli ultimi anni, vediamo come l’amministrazione comunale abbia agito solo in fase di emergenza, senza mai investire in una strategia preventiva. La Villa Torre di Federico ha appena perso alberi senza un vero piano di ripristino, la Villa Pisciotto è chiusa e abbandonata, il Castello di Lombardia è stato spogliato del suo patrimonio arboreo, il Belvedere versa in condizioni pietose e le aiuole di oleandri della via Pergusa, che fungono da biglietto da visita per gli avventori, sono in condizioni disastrose rispetto ad un tempo. In tutto ciò, dov’è finito il progetto del Parco Urbano? Il verde pubblico, oltre a migliorare l’aspetto della città, ha un ruolo cruciale nella qualità della vita: riduce il calore, migliora l’aria, previene frane e dissesti, offre spazi di socialità e protegge la fauna locale. Per esempio, sulle nostre pendici non si è ancora pensato ad un piano di rimboschimento con essenze arboree idonee alla prevenzione del dissesto idrogeologico e il progetto presentato dall’amministrazione qualche anno fa, proposto dall’allora assessore Sanfilippo, è rimasto lettera morta, naufragato tra un rimpasto di Giunta e un altro. In alcuni casi, l’amministrazione ha cercato altre soluzioni alternative affidando alcune aree verdi ai privati, come nel caso delle rotonde o del verde della zona Monte. I risultati sono stati forse altalenanti: ci sono stati esempi virtuosi che hanno creato spazi curati e accoglienti, ma anche altri che lo hanno fatto meno. Eppure, se questa strategia ha funzionato in parte, perché non estenderla alle tante aree dimenticate della città? Potrebbe essere una soluzione valida, seppur triste, in mancanza di fondi. Eppure Enna punta a diventare una città turistica, ma come può riuscirci se lascia il suo verde pubblico in rovina? Un visitatore che arriva e trova parchi chiusi, giardini trascurati e viali spogli porterà via con sé l’immagine di una città che non investe in se stessa. L’amministrazione ha saputo trovare fondi PNRR per ristrutturare edifici storici e monumenti, un’iniziativa importante e condivisibile. Ma perché non è stato fatto lo stesso per il verde pubblico? Esistono bandi europei e nazionali per la riforestazione urbana, per la manutenzione del verde e per la prevenzione del dissesto idrogeologico. È davvero possibile che Enna non abbia saputo intercettarli? A questo punto, una domanda sorge spontanea: l’assessore Vasco, con delega al Verde Pubblico ed ai parchi, guardando i risultati ottenuti, può ritenersi soddisfatto? 

 Manuel Cutaia, membro esecutivo comunale PD Enna

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