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Enna, Antonio Messina sul Venerdì Santo: “Silenti o assenti?”

Durante le celebrazioni del Venerdì Santo ad Enna, un gesto silenzioso ma potente ha attraversato il cuore della città: quello del movimento “Non accetto prediche da chi copre un abuso”. Un silenzio voluto, condiviso, e forse – per chi ha saputo ascoltarlo – più eloquente di qualunque parola.

In questo contesto, pubblichiamo una riflessione personale di Antonio Messina che si inserisce nel solco di questo gesto collettivo, offrendo uno sguardo lucido e partecipe su cosa significhi, oggi, vivere un rito che non può più essere solo una ripetizione, ma deve farsi anche responsabilità, consapevolezza, comunità. Un invito a pensare, a credere davvero, e soprattutto a non far finta di niente.

“Mi piace pensare che durante le celebrazioni del Venerdì Santo di ieri ad Enna, la mia città, il silenzio annunciato dal movimento “Non accetto prediche da chi copre un abuso” sia stato percepito da tutti come eloquentissimo.
Non c’era altro modo per arrivare a tutti contemporaneamente.
Le moltissime attestazioni di solidarietà pervenute si sono notate sotto molteplici manifestazioni e mi sento personalmente di ringraziare chi ha pensato, per una volta, di capire che il “rito” non è sempre uguale, a discapito della definizione: non è come mettere in riproduzione il solito vecchio disco, ma partecipare ogni volta con un respiro nuovo.
La società cambia e sebbene ci sia chi prova a contrastare questo processo, sperando nel solito effetto rassicurante dettato dalla “tradizione” che rende il rito intoccabile, credo che un piccolo spunto di riflessione, seppur silente, sia stato presente.
Chi attesta una fede e sfila orgoglioso per la città deve farlo, si, con la veste stirata, le scarpe lucidate e tutto quanto comanda la tradizione, ma, ad un livello superiore rispetto alla strada, ad un livello lievemente più spirituale, dovrebbe esserci un Messaggio un Fine che riguardi l’umano, la comprensione, la vita condivisa. Del resto Cristo non muore ogni anno per i turisti, ma per ribadire un concetto che ha poco a che fare con la morte.
Chi pensa, oltre a credere, dovrebbe metterci del suo attivamente, non limitandosi ai divieti dei comandamenti (sempre che li rispetti).
A nessuno, mai più, sarà concesso di far finta di niente: lo impone il cambiamento che, piaccia o no, è in atto nelle coscienze di chi abita la città. La stessa minestra riscaldata, che minestra non è, dimora solo nella testa di chi teme il dissenso, di chi sfila in maniera esemplare, nel vuoto (Gesù li chiamava Farisei). Ma il silenzio suonato in coro ieri sera, non è il vuoto e mi domando chi abbia rispettato di più la parola di Gesù morto in croce: i silenti o gli assenti?

Antonio Messina”

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