E’ innegabile. L’effetto clessidra a Enna è evidente. Si svuota la parte alta, si riempie la parte bassa. Può dispiacere per il centro storico , ci si può compiacere per la città a valle. Ma trasmettere larvatamente un senso di colpa a chi decide di investire nella parte bassa francamente è troppo. Anche perché siamo sicuri che questo debba essere necessariamente una catastrofe per la città alta? La necessità potrebbe diventare virtù.
Del resto Il centro storico ha dei punti di forza innegabili. Il teatro, il cinema, i monumenti, le chiese, i panorami profondi, un tessuto urbano intrigante. Una complessità urbana e un impatto scenografico che la gratificano con una stella touring, vanto di pochi centri isolani. Ora, paradossalmente, una città alta meno abitata potrebbe fare da trampolino per un rilancio turistico.
Farne capitale di un turismo minore. E, per un effetto trascinamento, per un effetto rimbalzo, rilanciarne anche la parte commerciale. Ma la condizione attuale complessiva ne riduce l’indice di attrazione. Chiusure a cascata la mortificano. il museo Alessi una chimera.
L’hotel Sicilia desolatamente spento. Staccionate e recinzioni ovunque che danno una visione avvilente. Da quella inaccettabile del castello, alla prefettura, alla panoramica( ma quando inizieranno questi benedetti lavori?), alla chiesa di san Francesco . La pavimentazione di varie strade è una sfida a pedoni e macchine. Il pavé’ della via Roma è da ciclismo eroico, un frammento della Parigi Rubeux. Il bus navetta? Certo un sollievo per la mobilità del centro, ma l’orario di rientro non può essere da collegio monastico. Lasciando da parte polemiche e contrapposizioni, bisognerebbe rispolverare, rivisto e corretto certo, il progetto della scala mobile. Per compattare la città. Per rimodellarla. Per ridefinirne i ruoli.
Mario Rizzo