Disturbi dell’alimentazione. In piena attività l’ambulatorio
Si chiamano Disturbi dell’Alimentazione (DA) e in tutto il mondo sono stati catalogati come “epidemia sociale”. In Italia colpiscono oltre 3 milioni di persone, prevalentemente ragazze tra i 12 e i 19 anni, ma negli ultimi dieci anni si è registrato un preoccupante abbassamento dell’età media di insorgenza dei disordini alimentari, sono frequenti i casi di ragazzine che anche ad otto anni si trovano ad affrontare lo spettro dell’anoressia e della bulimia con conseguenze talvolta talmente gravi da mettere a rischio la vita.
Oggi i Disturbi dell’Alimentazione si possono curare anche in Provincia di Enna. La Direzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna ha inteso fronteggiare questa “emergenza sociale” mettendo a disposizione dei pazienti e dei loro familiari una struttura ambulatoriale, l’Unità Operativa semplice per la “Gestione integrata dei disturbi dell’alimentazione” che offre interventi integrati e coordinati di prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, rivolti sia all’ età evolutiva che all’età adulta.
L’Unità Operativa Semplice per i Disturbi del Comportamento Alimentare, sita in prossimità del vecchio ospedale, riceve su prenotazione, non è necessaria la prescrizione del medico curante e tutte le prestazioni sono gratuite. In atto lo staff è composto dal Dirigente medico responsabile dell’Unità, Anna Maria Russo e dal Dirigente Psicologo Angela Lo Giudice.
Inoltre, attraverso la collaborazione con medici specialisti ospedalieri, viene garantita la valutazione diagnostica delle condizioni di salute fisica e nutrizionale dei pazienti. A tale scopo è stato istituito un Day Service Ambulatoriale Multidisciplinare, grazie al protocollo di collaborazione con l’Ospedale Umberto I di Enna, in particolare con l’Unità Operativa Complessa Medicina Interna del P.O., diretta da Mauro Sapienza, presso la quale opera l’Endocrinologo Gaspare Stabile, e con l’UOC di Ostetricia e Ginecologia diretta da Giovanni Falzone. Grazie a queste collaborazioni i pazienti usufruiscono di un “pacchetto” di prestazioni diagnostiche specialistiche
L’Unità Operativa Semplice per i Disturbi del Comportamento Alimentare ha inoltre promosso una rete aziendale integrata e multidisciplinare che, in collaborazione con Rosa Ippolito, medico igienista del Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione del Dipartimento di Prevenzione, ha avviato programmi specifici di educazione alimentare e di promozione di stili di vita sani e di prevenzione primaria e secondaria dei disturbi del comportamento alimentare. Ciò al fine dì promuovere una nuova educazione e cultura alimentare nel mondo della scuola a partire dalle prime esperienze nella scuola dell’infanzia, passando poi per la scuola primaria sino alla scuola secondaria. L’intento è quello di prevenire l’insorgenza di problematiche alimentari in soggetti sani o coglierne i primi sintomi in fase precoce.
“Gli studi più recenti hanno evidenziato che l’ARFID, disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, – illustra in una nota la dr.ssa Anna Maria Russo – colpisce soprattutto i bambini: già a 2-3 anni può infatti manifestarsi in diverse forme, la più comune delle quali è una eccessiva selettività del cibo.
La recente letteratura indica inoltre che si registra un sempre maggior numero di casi tra gli adulti over 40 e tra gli uomini. Ad aumentare la percentuale maschile contribuiscono alcune nuove forme patologiche come la bigoressia, detto anche anoressia inversa perché chi ne soffre si considera troppo magro anche in presenza di un fisico muscoloso.
I Disturbi dell’Alimentazione sono malattie complesse, frutto dell’interazione tra fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici, tutti accomunati da un’ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica e del proprio peso e dalla necessità di stabilire un controllo su di esso. Erroneamente spesso vengono scambiate per malattie dell’appetito ma chi ne soffre, attraverso il rapporto con il cibo negato, cercato e rifiutato, o ingerito in quantità smodata, esprime disagi emotivi, psicologici e relazionali profondi. Riconoscerli non è facile, tra i fattori di rischio c’è l’insicurezza, una bassa autostima, il perfezionismo, l’intolleranza alle emozioni e le difficoltà nell’ambito familiare. La maggior parte dei pazienti con disordini alimentari per altro non è consapevole di avere una patologia oppure tende a nascondere il problema, molti chiedono aiuto anche dopo un anno dall’insorgere del malattia
Lo scoglio più grande rimane proprio il chiedere aiuto ed è importante farlo non appena si colgono i primi segnali d’allarme perché solo se si chiede aiuto si guarisce. Occorre captare i primi sintomi: ci sono diversi campanelli d’allarme che gli stessi genitori possono notare a tavola quali il tagliuzzare il cibo, il rifiutare alcuni alimenti, il pesarsi e guardarsi allo specchio assiduamente, il correre in bagno subito dopo pranzo o cena, comportamenti anomali quali il silenzio eccessivo, la tendenza all’isolamento, l’iperinvestimento nello studio.
È importante sapere che dai Disturbi dell’Alimentazione si può guarire e che, soprattutto se trattati precocemente e da professionisti specializzati, si possono risolvere nell’arco di un lasso di tempo ragionevole. Al contrario, se il trattamento non è tempestivo ed efficace, queste patologie tendono a cronicizzare.”