I tempi nuovi del «Perché no?»
I tempi nuovi di Alessandro Robecchi ( Sellerio, 2019) è uno dei noir più letti della primavera 2019. Intrigante e dissacrante dall’ambientazione alla vicenda. Vi è difatti al centro della narrazione un doppio filo di indagini: il primo è quello del caso di cui si occupano i due sovraintendenti Ghezzi e Carella- l’omicidio di un bravo ragazzo, uno studente universitario in cerca di lavoretti per racimolare i soldi per un viaggio di piacere- e il secondo filo, quello delle indagini dell’agenzia investigativa di Oscar Falzone e di Carlo Monterossi. Quest’ultimo è il romantico e cinico alter ego dello scrittore, autore televisivo di una famosa trasmissione dedita a dare in pasto agli spettatori le storie e i protagonisti di cronaca ( dopo averli lautamente pagati per le “ospitate”) pur di ottenere audience. Carlo Monterossi odia la propria “creatura” mediatica proprio perché simbolo per eccellenza dei tempi nuovi e si rifugia di volta in volta in ciò che considera come la sua “Bibbia” personale, le parole delle canzoni di Bob Dylan. All’agenzia si presenterà l’affascinante Gloria Grechi, bellissima e misteriosa donna, in cerca del marito Alberto, ricercatore in sociologia, scomparso misteriosamente. Ma Gloria racconta veramente tutto? I sospetti nascono sin da subito, nel lettore, in Oscar e Carlo, i due aspiranti investigatori e nella nuova collaboratrice del team, Agatina Cirrielli, brava poliziotta, stanca e frustrata dai troppi vincoli burocratici imposti dal suo lavoro e desiderosa di sperimentare “la libertà” di una libera professione.
Le indagini ufficiali e private finiranno per intrecciarsi e sullo sfondo vi è Milano, ricca, elegante, ma anche losca, la Milano sotterranea del denaro sporco che magicamente diventa pulito dopo l’attento e certosino lavoro della “ banca- lavanderia” malavitosa su cui indagano i nostri.
Un noir collettivo, con più protagonisti al centro delle vicende, tutti pronti a resistere, grazie alla loro “umanità” a quelli che sono i veri protagonisti del romanzo, I Tempi Nuovi: « Tutto mischiato, brave persone che diventano delinquenti, occasioni che diventano tentazioni irresistibili. Una volta quel crinale tra guardie e banditi, tra bene e male, era sottilissimo, una lama, e ora è come un sentiero di montagna, largo abbastanza da passarci agevolmente, e lo percorreva anche gente normale, gente perbene, spinta fin lì dalle ingiustizie e dalla rabbia. Lo fanno tutti, girano un sacco di soldi, e sto fuori solo io? I tempi nuovi sono anche questo: si dicono in pubblico parole che una volta ci si vergognava a pensare in privato, il “perché no?” sostituisce il “perché no” »; « anni in cui l’egoismo…è stato premiato nei fatti e molto condannato a parole».
Che poi sono così “nuovi” questi tempi? O piuttosto dovremmo tener conto delle riflessioni di Carlo Monterossi per il quale: «A lui sembrano i soliti tempi di astio e tigna collettiva, i tempi in cui il pudore si è arreso del tutto, e quel che i farabutti pensavano di nascosto ora lo dicono apertamente, i tempi in cui non c’è vergogna ». Quasi come un novello Tomasi di Lampedusa milanese, Carlo sembra saper bene che “ Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” e non si illude e non crede molto a questi fantomatici “ nuovi” tempi; i fatti gli daranno ragione.
Alla fine della storia il lettore si confronterà con un finale inaspettato – a dire il vero non così tanto per un lettore esperto- e sarà portato a chiedersi se la colpa alla fine sia veramente dei cosiddetti tempi nuovi e forse sarà meglio andare a rileggere i versi del Faust posti in epigrafe: « Quel che chiamate spirito dei tempi è in sostanza lo spirito degli uomini nei quali i tempi si rispecchiano. E questo è spesso così meschino». Difatti i versi di Goethe offriranno uno specchio al lettore e il riflesso che apparirà non sarà poi così piacevole. Ma in mezzo a tanto cinismo restano le resistenze dei moderni piccoli eroi descritti da Robecchi, eroi umani, quasi “ euripidei” in perenne dialogo con le loro coscienze. La loro resilienza rappresenta la speranza in questi vecchi nuovi tempi.
Donata Ribulotta