La chimica delle emozioni in “ L’amica geniale”
Salutato dai più come un autentico capolavoro, la saga de L’ amica geniale ( edizioni e/o 2007) e dei libri che ne costituiscono il seguito (Storia del nuovo cognome 2012, Storia di chi fugge e di chi resta 2013, Storia della bambina perduta 2014) hanno rappresentato una proposta narrativa accattivante nel panorama narrativo italiano. La tetralogia risulta essere intrigante innanzitutto per il mistero sulla vera identità dell’autrice ( o autore?) poiché il nome che svetta in copertina, Elena Ferrante, è lo pseudonimo che cela il vero nome della scrittrice o semplicemente costituisce un espediente letterario e commerciale finalizzato ad aumentare la suspense e la curiosità attorno ai libri.
Libri che hanno come protagoniste Lenù e Lila ( rispettivamente Elena Greco e Raffaella Cerullo) e le loro storie di bambine, giovani donne e infine adulte di un rione napoletano. Quasi un Bildungsroman , romanzo di formazione, che segue la vita, le aspettative, i desideri e le frustrazioni di due donne. Quasi un affresco storico e sociale di un’Italia, ( dagli anni Cinquanta sino ai nostri giorni) che cambia, che illude e tradisce sogni e speranze che pur aveva contribuito ad alimentare.
Un Paese che non fa da sfondo, ma che il lettore ha modo di percepire proprio come uno dei protagonisti di questa storia e che al pari di questi è affrontato dall’autrice con attenzione e sensibilità introspettiva. Spicca difatti il contrasto tra il contesto del rione in cui imperano la miseria degli ultimi, la sopraffazione violenta, il potere di chi si è arricchito con il malaffare dell’usura e l’Italia dei movimenti studenteschi e degli operai, della rivoluzione informatica, e della piaga della malavita.
Al centro la storia di un’amicizia. Un’amicizia non proprio convenzionale, sicuramente non perfetta, fatta di passioni condivise, ma anche di invidie e piccole rivalse («Quello che fai tu faccio io, non riuscirai a lasciarmi indietro»), fatta di segreti che non possono essere rivelati pienamente, ma forse proprio per questo ancora più vera e soprattutto basata su delle fondamenta indistruttibili: esserci sempre l’una per l’altra. Sibillino e intrigante poi per certi versi il titolo del primo volume: al lettore resterà sempre il dubbio su chi sia tra le due la vera Amica geniale ( nonostante sia Lila a definire così l’amica Elena, proprio perché ha continuato gli studi con successo sino all’esperienza universitaria a Pisa dove riuscirà a conseguire la laurea con il massimo dei voti).
La verità è che le due amiche sono complementari, e ognuna riconosce, sostiene e odia, in un coacervo di sentimenti contrastanti, la genialità dell’altra. La saga de L’amica geniale comunque la si voglia definire, capolavoro o meno ( molte difatti sono le critiche che non riconoscono a questa storia alcunché di “geniale” né tantomeno lo statuto di capolavoro), indubbiamente funziona. Ha un intreccio ben strutturato e coinvolgente, tanto da appassionare il lettore che proverà a “divorare” i quattro libri pur di arrivare alla fine. E non resterà deluso nemmeno quando arrivando all’ultima pagina si troverà dinanzi un finale aperto, una fine-non fine perché ormai avrà “vissuto” così pienamente dentro le storie di Lila e Lenù da non voler più lasciarle andare, da non poter accettare alcun finale se non quello che intelligentemente suggerisce l’autrice. Insomma L’amica geniale funziona come dimostra anche la bella trasposizione in serie tv del regista Saverio Costanzo ( trasmessa su Rai1 nel novembre 2018) . Consigliamo la lettura a chi non l’avesse ancora fatto, del resto come ricordava Umberto Eco in “Le lacrime del Corsaro Nero” : « Siccome esiste anche una chimica delle emozioni, e uno dei composti che per antica tradizione suscitano emozioni è un intreccio ben congegnato, se un intreccio è ben congegnato suscita le emozioni che si era prefisso quale effetto. Potremo poi, après coup, criticarci per averle provate, o criticarle come emozioni repellenti, o criticare le intenzioni con cui è stata congegnata la macchina che le ha provocate. Ma questa è un’altra storia. Un intreccio ben temperato produce gioia, terrore, pietà, riso o pianto ».
Donata Ribulotta