Coesione, crescita occupazione per la promozione dell’uomo e del territorio. Riflessioni sullo sviluppo delle aree interne. E’ questo il tema dell’incontro che si è svolto nei giorni scorsi nel chiostro Santa Maria a Pietraperzia.
L’evento è stato organizzato dalla caritas, dalla diocesi di Piazza Armerina e dal vicariato foraneo di Pietraperzia . Numerosi gli interventi. Ha parlato il diacono Don Salvatore Farina, il sindaco di Pietraperzia Antonio Bevilacqua, Vincenzo Conso docente di sociologia dello sviluppo, Nunzio Scornavacche, segretario generale Cgil Enna, Carmela Petralia, componente segreteria generale Cisl Enna e Caltanissetta, Vincenzo Mudaro segretario generale Uil Enna. Presente anche il vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, Monsignore Rosario Gisana.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche della condizione delle opere pubbliche e della viabilità in provincia di Enna nel corso dell’intervento tenuto da Vincenzo Mudaro segretario generale della UIL.
Dati statistici elaborati da fonti attendibili (istat, sole 24 ore etc.) parlano di circa 800 opere pubbliche bloccate e incompiute in tutta Italia. Di queste circa 200 si trovano nel territorio della Sicilia, dove la situazione è particolarmente grave e allarmante.
Da anni ormai gli investimenti pubblici per nuove opere destinate alla infrastrutturazione del territorio, alla manutenzione delle strade, alla difesa idrogeologica del territorio, alla ristrutturazione dell’enorme patrimonio storico, artistico, monumentale, archeologico, architettonico e urbanistico del nostro territorio sono pressoché ridotti a zero.
“Se prendiamo in considerazione il territorio della nostra provincia- ha dichiarato Mudaro segretario generale della UIL- salta subito agli occhi la disastrosa situazione venutasi a determinare in conseguenza di anni di assenza, di incuria, di incapacità politica e amministrativa, di paradossali percorsi burocratici che hanno prodotto una generalizzata condizione di degrado, di arretratezza, di inadeguatezza della rete viaria.
A novembre scorso, a causa delle pesanti precipitazioni, la strada di collegamento tra Pietraperzia e Caltanissetta (SS 640) è stata chiusa al traffico veicolare. Ancora oggi questa importante via di collegamento rimane chiusa e non è previsto a breve un intervento di ripristino da parte dell’Anas; come OO.SS. ci siamo più volte attivati per avere chiarimenti dai vertici Anas Sicilia ma nessuna certezza e chiarezza si è riusciti ad ottenere.
In verità oggi sono decine le strade di collegamento tra i vari centri cittadini del territorio che risultano chiusi al traffico per frane, dissesti, crolli, interventi programmati e mai realizzati o completati. Tra questi ricordiamo alcune tra le principali emergenze: la strada provinciale n. 22 di collegamento tra Agira e Gagliano, dove dal 2006 ancora si attende il completamento di un ponte di circa 207 metri, che costringe i viaggiatori ad allungare il percorso di circa 20 km.
La strada provinciale n. 46 di collegamento tra Calascibetta e Nicosia, chiusa al traffico ormai da anni, che costringe a un percorso veramente “avventuroso” attraverso un bosco in un percorso alternativo frutto della “improvvisazione” degli automobilisti, pericoloso e difficilissimo.
Interrotta la strada statale 192 tra Aidone e Raddusa, assieme a tante altre che insistono tra Aidone, Piazza Armerina, Barrafranca e Pietraperzia, che anche quando sono “ufficialmente” aperte al traffico, costringono i viaggiatori ad affrontare tali percorsi in mezzo a buche più o meno grandi e a dissesti del fondo stradale di ogni genere.
Anche le vie di accesso ai centri abitati e la rete viaria urbana di tutti i centri cittadini risulta in stato di abbandono e di incuria, oltre che spesso interrotta al traffico veicolare. Pensiamo per esempio alla cosiddetta “Strada panoramica” di Enna; dal 2009 chiusa per il crollo di un ponte, pur in presenza del finanziamento (circa 9 milioni di euro) per la sua ricostruzione, rimane ancora impercorribile. Da pochi giorni risulta anche chiusa la SS 121 Bivio Kamut di accesso ad Enna, rendendo ancora più difficile e disagiato l’accesso al capoluogo ennese.
Chiusa al traffico la strada provinciale n.7/A di collegamento tra Leonforte e Mulinello; la Regione pare abbia già stanziato i soldi per il suo ripristino ma a quanto pare il Libero Consorzio di Enna (ex provincia regionale..sciagurata riforma) non ha predisposto gli atti per attuare l’intervento.
Insomma per non essere prolisso, possiamo sintetizzare dicendo che tutta la rete viaria provinciale necessità di interventi urgenti per renderla compatibile ad una fruizione civile, commerciale, turistica all’altezza dei bisogni del territorio e della sua necessità di svilupparsi.
Anche sullo stato della grande viabilità che interessa il territorio purtroppo non possiamo fare altro che denunciare e registrare la mancanza di programmazione seria di interventi e la lungaggine burocratico-politica dell’iter di attuazione e realizzazione delle opere e degli interventi previsti. La cosiddetta “Nord-Sud”, che attualmente è interessata nella zona nord con la realizzazione di tre lotti di cui solo uno è, in realtà, in corso di realizzazione; degli altri due uno (quello che da Mistretta scende verso Santo Stefano di Camastra) dovrebbe (ri-)partire a breve e l’altro è al palo per un contenzioso giudiziario tra le Ditte, che pende al CGA la cui prima udienza per l’ennesima volta, è stata rinviata ad ottobre prossimo. Nel frattempo Nulla si sa dei lotti centrali (che dovrebbero collegare l’arteria dalla zona del Dittaino a Nicosia) né in termini di effettivo stato di progettazione e di finanziamento: di loro cantierabilità manco a parlarne. Nel territorio del nisseno si è bloccato il completamento della SS 640 tra Caltanissetta e Agrigento a causa di difficoltà della CMC, entrata di recente in concordato preventivo il cui piano di industriale e di rientro deve essere presentato giorno 7 aprile prossimo al Tribunale al Mise.
Il tratto autostradale della A 19, che attraversa il nostro territorio, è attualmente interessato ad interventi di consolidamento e ripristino di alcuni viadotti; ma nel complesso si può dire che questa autostrada è costantemente interessata da interruzioni e difficoltà e pericolosità di percorrenza.
Il nostro territorio (ma tutta la Sicilia) può a ragione essere definito un museo a cielo aperto, per la ricchezza del suo patrimonio artistico, archeologico, architettonico, paesaggistico, ambientale, storico e culturale; buona parte di esso è costituito da chiese, monasteri, santuari e delle innumerevoli opere d’arte che li sono custodite. Ma questo enorme patrimonio se non è reso accessibile, fruibile e non è opportunamente valorizzato, conservato, manutenzionato non può trasformarsi in opportunità di miglioramento della nostra comunità, in occasione di crescita economica e sviluppo.
La nostra diagnosi è che è necessario sollecitare le istituzioni governative a tutti i livelli affinché si inauguri una nuova stagione di interventi e investimenti pubblici che abbiano come priorità il completamento delle opere incompiute e un gigantesco piano di nuovi investimenti da destinare alla infrastrutturazione del territorio, per prevenire il dissesto idrogeologico del territorio, per gli interventi di recupero e restauro e fruibilità del patrimonio archeologico, artistico, monumentale e ambientale, a partire proprio dalle zone più svantaggiate come quelle della Sicilia e delle sue zone interne.
Qualche anno fa, dopo lunghe peripezie, è ritornata a Morgantina la cosiddetta “Venere” o Dea di Morgantina; recuperata dal Paul Ghetty Museum e collocata nel Parco archeologico di Morgantina ha inizialmente suscitato tante aspettative e sogni di riscatto per una comunità e un intero territorio. Dopo qualche anno si sente adesso parlare di possibile spostamento dell’inestimabile e prezioso bene in un museo di Roma (probabilmente) o comunque in un luogo dove possa avere il rilievo e la visibilità che merita.
Avrebbe dovuto essere progetto priorità assoluta della politica e dei governi nazionali, regionali e locali fare in modo che, con idonei interventi, il,m circuito archeologiuco Villa Romana del Casale e parco archeologico di Morgantina con il suo Museo fossero resi facilmente accessibili dai flussi turistici nazionali e internazionali: il presupposto minimo perché ciò avvenga è la infrastrutturazione moderna del territorio e la creazione di una rete di servizi adeguata allo scopo.
E’ una occasione non ancora perduta; ognuno deve fare la propria parte in questa direzione”.