IL SANTUARIO PROIBITO
Spicca da più prospettive tra le costruzioni della città bassa. Bianca, imponente, con scritte inequivocabili, con l’immagine stilizzata di Persefone. Con tre specchi d’acqua triangolari su cui riflettersi. A mo’ di sollazzo arabo. Si arriva alla biblioteca dell’ateneo della Kore attraversando la piazza università. Quasi intimiditi dalla sua imponenza.
La voglia di visitarla è tanta. Ma non si può. Il diniego è gentile, anche imbarazzato. Ma è no. Non ho del resto l’età di un universitario, neanche fuoricorso. Perché la biblioteca della Kore, simbolo e anche orgoglio della nostra università, continua ad essere vietata a chi universitario non è. Ma anche a chi lo è, ma non della kore.
Il motivo non è comprensibile. Non è certo così nelle altre università le cui porte sono sempre aperte e anche fino a tarda sera. Non era così, almeno per gli universitari di altri atenei quando la biblioteca era nell’edificio del rettorato.
Perché mai? Non è certo una scelta che accresce l’identificazione della città con la Kore. E’ anzi un ostacolo all’integrazione con l’a sua essenza. Limiti di orario, costi di accesso non sarebbero certo contestabili. No invece un’esclusione, uno sbarramento a priori. Sono anche state raccolte delle firme perché gli ostacoli ad una fruizione libera cadessero. Nulla, nessuna variazione. Spiazzante. Spiazzante perché la Kore adotta su tutto una politica che le ha dato grande visibilità. Avvolgente, coinvolgente su tutto, sulla fruibilità della biblioteca no. La politica del fare, la governance su questo è in controtendenza. Ci aspettiamo variazioni al tema.
Mario Rizzo