Qualità della vita? Pedaliamo tutti insieme
Qualità della vita? Il sud affonda. Le sue città, le nostre città stazionano da sempre nelle posizioni basse della classifica annuale, accontentandosi, ciascuna, di essere prima degli ultimi. Compiacendosi e contestando a seconda di posizioni altalenanti in base a parametri, diciamolo pure, anche fumosi. Si esulta e si controbatte tirando fuori altri criteri. I rapporti umani, il sole, il caldo (Enna certamente meno). Ma è l’atteggiamento giusto? E’ un approccio costruttivo?
Nella nostra città dati di fatto che indubbiamente peggiorano la percezione della qualità della vita non mancano. Un parco urbano che si attende da venticinque anni, una staccionata cristallizzata al castello di Lombardia per dirne qualcuno.
Per converso, per rimanere alla città bassa, non si può non prendere atto di una sua vitalità sia pur scomposta, di un dinamismo caotico. Di una forza propulsiva che ora è il momento di irreggimentare, archiviando la storia stucchevole del quartiere dormitorio.
The young town continua a crescere. A rimodellarsi. A cambiare il suo profilo. Con la verticalità della nuova chiesa di Santa Lucia e l’espansione dendritica della Kore. Mettiamoci anche con l’arrivo di Mc Donald che fa tanto città. E allora? Come cancellare la sensazione di una città mosaico,fatta da isole abitative? Come farne un abitato meno slegato? Come cercare di scalare la classifica di vivibilità? Come provare a ridurre il gap? Come avere più armi per contestarla? Servirebbe, tra tante cose, un collante che la compatti. Che annulli la sensazione dell’arcipelago. Un trait d’union potrebbe essere una pista ciclabile che dalla nuova chiesa arrivi all’ospedale e, perché no, anche a Pergusa. Per una mobilità dolce, ecologica, verde, patrimonio comune delle città che si contendono il primato di vivibilità. Fiche sul tavolo di classifiche che ci mortificano.
Mario Rizzo