Enna, niente struttura dedicata Covid in provincia. La politica protesta.
Il commmissario dell’Udc Gaetano Di Maggio con una propria nota ha investito la segreteria regionale, gli assessori e il gruppo all’Ars di una spinosa problematica, Enna non dispone di una struttura dedicata alla cura del Covid 19. “Siamo partito di governo – dice Di Maggio – e qui ad Enna vogliamo sapere perchè siamo l’unica provincia in Sicilia a non essere dotati di una struttura per la cura della pandemia. C’è un rimpallo incredibile. Vogliamo chiarezza e poniamo una domanda precisa: è una mancanza della dirigenza dell’Asl locale o è una mancanza della Regione. Lo vogliamo sapere subito e dopo fare arrivare ciò che necessita per correre ai ripari se ancora è possibile”. Una querelle antica perchè da tempo il M5S, con il deputato Giarrizzo e il senatore Trentacoste, hanno indicato l’ex Ciss come struttura idonea a polo Covid. Da Palermo e dall’assessorato alla Sanità neppure un sussulto. Da ultimo il consigliere comunale Dario Cardaci, capo dell’opposizione a Sala d’Euno con una lunga e articolata nota ha messo il dito nella piaga investendo del problema consiglio e amministrazione. Di certo un appunto si può e deve fare all’intero sistema sanitario locale e regionale, il tempo è passato invano se oggi in piena seconda ondata è necessario sottolineare il persistere di tali problematiche. Problematiche che sono in procinto di determinare se non un collasso dell’Ospedale Umberto I di Enna almeno un cospicuo rallentamento dell’intera attività. Con l’aggravante che oggi l’intera provincia, di sicuro l’unica, non ha una struttura che lavora a pieno regime per le mille altre patologie presenti. L’incessante impegno di tutti gli operatori è encomiabile mentre il virus continua a viaggiare. Di contro molto non ha funzionato. Le Usca, Unità speciali di continuità assistenziali, per settimane hanno prodotto tanto lavoro ma che non è bastato per via delle scarse unità a disposizione. Sono state potenziate solo da pochi giorni con il conseguente tracciamento che ha latitato. Dentro l’Umberto I è stato attivato l’unico deterrente possibile, considerata la mancanza di un centro Covid, le strisce divisorie per i percorsi. Come se il virus fosse ligio e attento alla segnaletica e di conseguenza tema di varcare la soglia vietata. Dentro al nosocomio si assiste al pellegrinaggio degli ammalati. Appena arrivano al Pronto soccorso vengono fatti scendere dalle ambulanze per una prima verifica, ma poi risalgono immediatamente per essere trasferiti in Radiologia e poi in reparto. Il tragitto è tutto esterno per tentare di limitare al massimo i contagi. Tutti questi espedienti farciti di buona volonta rendono palese il fatto che in estate bisognava prevedere una nuova struttura per fronteggiare la seconda ondata utilizzando possibilmente l’ex Ciss, idoneo perchè posto in una zona isolata ma facilmente accessibile. Se invece la Regione non intendeva investire, come capita spesso in provincia, bastava riconvertire due degli altri tre ospedali esistenti tra Piazza Armerina, Leonforte o Nicosia. In ogni caso bisognava puntare su altre strutture e non impantanare l’Umberto I chiamato adesso a fare tutto e di più con personale al di sotto della soglia di necessità. Bene ha fatto il consigliere Cardaci ad investire della problematica l’intera amministrazione comunale che con il sindaco Maurizio Dipietro in testa deve farsi sentire a Palermo. Il presidente della Regione Musumeci e l’assessore alla Sanità Razza schiumano perchè la Sicilia è stata colorata dal presidente del consiglio Conte di arancione, ma se Enna rappresenta la normalità siciliana l’arancione è forse un tenue regalo.
Paolo Di Marco