Politica

Una parte di Italia viva rompe con il sindaco e mette in tasca il simbolo

Niente liste di proscrizione e nessuna epurazione. I parlamentari di Italia viva, Sammartino, D’Agostino e Sudano, giovedì sera, nel corso della conferenza stampa, sono stati chiarissimi. Non ci sarà una caccia alle streghe ma la presa di distanze dal sindaco Maurizio Dipietro è la decisione del partito. A questo punto due assessori, Paolo Gargaglione e Salvina Russo, rimettono le deleghe nelle mani del primo cittadino e tre consiglieri Ezio De Rose, Emilia Lo Giudice e Giusi Macaluso non vanno più conteggiati come maggioranza consiliare. Insomma l’amministrazione Dipietro è in piena crisi,  anche se a tre mesi dal voto amministrativo un tale annuncio perde tutta la sua peculiarità, la moltiplica esponenzialmente invece a livello politico. È chiaro che vedere il simbolo dei renziani a fianco del sindaco uscente nella bagarre politica sarà una pia illusione. L’ex deputato regionale Mario Alloro, una puntatina da “aziendalista” l’ha lanciata: “E’ dentro il partito chi si ricandida nelle liste di Italia viva”. Un’affermazione forte, un carico da 11, che però non è stata ripresa dai parlamentari probabilmente per non creare fossati divisivi con chi rimane vicino a Dipietro. Perchè per dirla tutta ha rotto, o formalmente è meglio dire è in procinto di rompere, la parte vicina alle posizioni di Alloro e Gargaglione. Non sembrano condividere, e la loro assenza alla conferenza stampa lo dimostrerebbe, i consiglieri Rosalinda Campanile, Giuseppe La Porta e Miriam Colaleo. Senza contare che l’assessore Ilaria Marazzotta, anche lei nominata in quota Italia viva, rimane ben salda vicina al sindaco. Nessun giudizio è stato espresso dal senatore Faraone, pretoriano di ferro di Renzi in Sicilia, e compagno di mille battaglie della Campanile. La presenza dei tre parlamentari certifica la posizione del partito a sostegno di chi rompe ai quali viene consegnato di fatto il simbolo. A questo punto sembra più ragionevole parlare di una scissione di fatto con mezzo partito che va da una parte e l’altro mezzo che rimane attestato dove è stato. Essendo alle porte del voto la crisi amministrativa non preoccupa, fa drizzare le antenne, invece, quella politica. Cosa faranno i poratori del simbolo? Andranno da soli al voto del 4 e 5 ottobre o cercheranno e troveranno un’alleanza con chi è all’opposizione da tempo? Di certo dentro Pd e M5S si fregano le mani per un no a Dipietro che si allarga senza alcun investimento. E qualcuno ipotizza. È possibile che sia iniziato il percorso per trasportare alle urne la coalizione che governa a Roma, M5S, Pd e Italia viva, la stessa che a Palermo è all’opposizione?

 

Paolo Di Marco

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