La fase più pesante della pandemia nel nostro territorio è ormai alle spalle ed adesso si apre la fase di una doppia sfida, quella di restituire l’Umberto I° alla sua naturale funzione di Ospedale generale e l’altra, non meno faticosa ed esaltante, di trasferire al territorio la cura degli ammalati COVID, quando non si ha necessariamente bisogno dell’assistenza ospedaliera.
E’ presumibile, infatti, e specie se continueremo a rispettare le regole di prudenza, che il virus rallenterà la sua corsa e che, a differenza di quel che è accaduto all’inizio di questa terribile avventura – umana, sociale, economica – un più pronto intervento di cura, e l’affinamento di essa già all’inizio del manifestarsi dei sintomi, consenta un tasso di guarigione maggiore di quello registrato sin d’ora e una minore necessità di ricorre al ricovero ospedaliero.
Così, dopo il primo ricovero dell’8 marzo, un secondo a distanza di due giorni ed un altro di due giorni ancora, la curva dei ricoverati è cresciuta in maniera esponenziale arrivando ad 89 ricoverati a fine marzo e ad un picco di 112 pazienti il 16 aprile per poi scendere alla data del 27 aprile a soli 34 degenti.
Ricoverati destinati nei prossimi giorni a scendere ancora fino ad immaginare come non molto lontana la chiusura di tutti i tre reparti COVID, la sanificazione dell’Umberto I° e la riapertura della normale attività di ricovero di tutti i reparti che potranno tornare alla loro ordinaria funzione.
Anche i nuovi ricoveri giornalieri, che tra la metà di marzo e la prima decade di aprile, non avevano mai cessato di stressare la capacità di cura del nostro Ospedale, che non è mai venuta meno, hanno cominciato poi lentamente, ma costantemente a scendere, fino ad registrare, nell’ultima settimana più giorni, rispetto gli altri, in cui non si sono avuti nuovi ricoveri.
E’ ormai lontano il ricordo del 16 marzo, quando in un solo giorno sono stati ricoverati 16 pazienti, dando il via all’apertura del “COVID3”, l’ultimo dei 4 moduli di semintensiva che progressivamente e tempestivamente sono stati allestiti per fare fronte alla crescente domanda di ricoveri che hanno impegnato la nostra struttura più che qualunque altro Ospedale della Sicilia.
Al maggiore dato percentuale di ricoveri in Provincia di Enna si accompagna , infatti, la unicità della risposta sanitaria in capo ad un unico Ospedale. Nelle aree metropolitane, infatti, che hanno registrato numericamente un maggior numero di ricoveri, è stato possibile spalmarli in più strutture ospedaliere ciascuna delle quali ha avuto un carico di lavoro inferiore a quello dell’Umberto I°.
I pazienti complessivamente ricoverati sono stati 175, di cui quasi il 20 % da fuori della nostra Provincia.
Anche se non bisogna abbassare la guardia ed è ancora presto per bilanci conclusivi, è dunque possibile ritenere che la struttura ospedaliera ha superato lo stress test della pandemia.
Ne sono testimonianza i numerosi messaggi di gratitudine dei tanti pazienti ricoverati e guariti che, lasciando l’Ospedale, hanno voluto rendere testimonianza dell’ “altissima professionalità ma ancor di più alla grande umanità di quella bella famiglia che è il reparto COVID dell’Ospedale Umberto I” come ha dichiarato, uno fra tantissimi, Serafino Cocuzza.
Capacità di visione e di programmazione, gioco di squadra fra tutti gli attori del sistema, approccio etico ancor più che professionale di tutti gli operatori sanitari, veri protagonisti di questo impegno sovraumano, capacità di leadership dei responsabili delle UU.OO. che non hanno avuto remora a mettersi in gioco alzando il livello di impegno a partire da se stessi, sono gli ingredienti di una sfida, nonostante ritardi ed omissioni, vinta.